23/12/2015

PARTE PRIMA: CONFERIMENTO DELLA CITTADINANZA ONORARIA A RAFFAELE LAURO



Sindaco Pasquale Ricci

Signore e Signori, Autorità presenti a questa consegna ufficiale della cittadinanza onoraria al professor Raffaele Lauro, che il Consiglio Comunale, nella seduta del 14 dicembre scorso, ha voluto riconoscergli per gli alti meriti, espletati in questi mesi, nei confronti di San Martino Valle Caudina. Questa è un’occasione importantissima. A febbraio di quest’anno, mi pervenne una lettera del professore, il quale, presentandosi come scrittore, al di là del suo curriculum, con i ruoli importantissimi ricoperti nel governo, nella professione e nelle istituzioni (docente universitario, prefetto, senatore della repubblica), mi comunicava di aver scritto un libro su Lucio Dalla, “Caruso The Song - Lucio Dalla e Sorrento” e che ambiva a presentarlo, oltre che a Sorrento, a Napoli e in altri luoghi, anche a San Martino Valle Caudina. Il 7 agosto, infatti, invitato dall’Amministrazione Comunale, lo ha presentato, anche qui, a San Martino, scoprendo il grande legame che univa il cantante proprio a San Martino. Lucio Dalla, infatti, amava molto San Martino, era stato tante volte a San Martino, all’Estate Sammartinese, per tenere concerti, anche per il rapporto amicale con Gianni Raviele. Il ruolo di Gianni in questa relazione, di grande importanza culturale per San Martino, diventa strategico, e si trasforma, da amicizia con la famiglia Raviele, in amicizia con tutti i sammartinesi. Nel primo romanzo biografico, “Caruso The Song - Lucio Dalla e Sorrento”, Lauro citava San Martino almeno nove volte in nove pagine. Devo confessare che la passione per Dalla e la vitalità del professore Lauro hanno colpito anche me e ci siamo trovati personalmente coinvolti in questa sua esperienza di viandante, di visitatore di San Martino Valle Caudina, sulle orme di Dalla. Da quella prima venuta a San Martino dell’agosto scorso, ne è nato un rapporto umano diretto, anche con noi amministratori. Lauro si innamora di San Martino, dei sammartinesi, del nostro territorio e della nostra cittadina, come a suo tempo se ne innamorò Dalla. Già il 7 agosto, in questa stessa sala, mi impegnai a proporre al Consiglio Comunale il conferimento della cittadinanza onoraria al professor Lauro. Lui ne fu ben lieto, tanto che, successivamente, è ritornato più tante volte a San Martino, per incontrare i tanti amici sammartinesi di Dalla, a partire da Gianni e Gloria Raviele. In tal modo, ha scritto un altro libro, che ci riguarda direttamente, nella doppia versione italiana e inglese. A me questo libro è parso influenzato dalla letteratura sudamericana, con un diretto riferimento all’opera di Gabriel García Márquez. I tre dialoghi, tra il surreale, l’onirico e il reale, mi sono piaciuti molto. Far tornare Dalla, in incognito, con lo pseudonimo di Domenico Sputo o Spit, costituisce una geniale invenzione letteraria. Ovviamente, nell’immaginare che Dalla torni a San Martino, è lo stesso Lauro a calpestare le orme di Dalla. Questo libro, quindi, esalta San Martino e mostra come Lauro si senta sammartinese a tutti gli effetti. Ecco perché, il Consiglio Comunale ha voluto riconoscergli, all’unanimità, la cittadinanza onoraria, per gli alti meriti, acquisiti nei confronti del nostro paese. Grazie mille, professor Lauro, grazie di essersi innamorato di San Martino e grazie per il bel libro che porterà, in alto, con il nome di Dalla, il nome di San Martino e dei sammartinesi. Grazie!

Consigliere Erminio Petecca

Gentili Signore e Signori, illustri rappresentanti dello Stato, benvenuti tra noi. Benvenuto professor Lauro! Grazie per la vostra utile e indispensabile partecipazione, carissimi Alfredo e Gloria. Un saluto particolare va, ancora una volta, al nostro Gianni Raviele: con lui siamo sempre in debito. Gli abbiamo promesso di recuperare lo spazio scenico e di apporre una stele in ricordo di Lucio Dalla. Una promessa è un debito. Lo faremo. Stasera siamo qui, per ufficializzare, con pubblica manifestazione, la concessione cittadinanza onoraria al professor Raffaele Lauro, conferita con delibera del Consiglio Comunale Straordinario, n° 29, del 14 dicembre 2015. La cittadinanza onoraria è stata concessa al professor Lauro, come riporta il testo in delibera, per gli alti meriti acquisiti, sul piano culturale e sociale, nei confronti della nostra comunità, con particolare riferimento alle sue due ultime opere narrative, dedicate ad un grande artista scomparso, amico di San Martino: Lucio Dalla. Le due opere sono: “Caruso The Song - Lucio Dalla e Sorrento” e “Lucio Dalla e San Martino Valle Caudina - Negli occhi e nel cuore - Dialoghi”. Nella prima opera, presentata, in questa stessa sala, il 7 agosto scorso, il professor Lauro ha messo in luce: l’amore di Dalla per la Valle Caudina; il rapporto tra il cantautore bolognese e i sammartinesi; l’amicizia con Gianni Raviele, patron della rassegna “Estate Sammartinese”, divenuta, poi, nel 1990, “San Martino Arte”, manifestazione alla quale partecipavano i più famosi cantanti italiani, e la volontà dell’artista bolognese di sottoporre, il 17 agosto 1986, per la prima volta in assoluto, al giudizio del pubblico sammartinese, la sua canzone-capolavoro, “Caruso”, composta, nelle settimane precedenti, a Sorrento. Di quel memorabile concerto, tanto caro alla nostra memoria e alla nostra storia, il professor Lauro fornisce il racconto preciso: dalla partenza di Lucio Dalla da Sorrento, il pomeriggio del 17 agosto, con alcuni amici sorrentini, all’arrivo a San Martino, accolto dall’amico Gianni Raviele e dalla famiglia. Dalla, accompagnato dagli Stadio, deliziò, per due ore, l’affollato anfiteatro, quasi a voler preparare il colpo di scena finale. A conclusione del tradizionale repertorio, interrotto da applausi, dopo una lunga e studiata pausa, sulla quale le luci furono abbassate, attaccò con i primi due versi di “Caruso”. La folla, di fronte a quella esplosione musicale e sentimentale di pura bellezza, ammutolì, senza mai interrompere l’interpretazione, a differenza di quanto era avvenuto in precedenza. Lucio, in quella magica serata irpina, riuscì a comunicare, dalla prima all’ultima parola, dalla prima all’ultima nota, il suo personale coinvolgimento emotivo, colto dai presenti. Quel coinvolgimento si trasformò in una profonda emozione collettiva, che si sciolse, alla fine, in un applauso interminabile. Quel primo successo di “Caruso” confermò a Dalla di aver creato una canzone-capolavoro, che riusciva a coinvolgere e ad emozionare profondamente l’unico giudice del quale si fidava: il pubblico. In quel caso, il pubblico di San Martino Valle Caudina! Nel secondo volume, che presentiamo stasera, il professor Lauro affronta direttamente il legame storico tra Lucio Dalla e il nostro paese, attraverso tre dialoghi: il primo, “San Martino Valle Caudina, negli occhi di Lucio Dalla”, si svolge, nel corso di una lunga passeggiata, che dura quasi un’intera giornata, dalla mattina alla sera, tra Lucio Dalla, in incognito, che torna, in un futuro tempo imprecisato, ma dopo decenni dalla sua scomparsa, a San Martino, e incontra e dialoga con tre giovani del luogo, Palerio, Equizio e Golda. Il secondo dialogo, “San Martino Valle Caudina, nel cuore di Lucio Dalla”, è un’invenzione narrativa che si svolge in sogno, tra Lucio Dalla e Gianni Raviele, tra gli amici Lucio e Gianni, in una notte dell’autunno 2015. Il nostro grande giornalista ha stentato a prendere sonno, forse per la stanchezza, anche perché, per l’intero pomeriggio, ha conversato con lo scrittore sorrentino, interessato a conoscere la storia autentica del legame di Dalla con San Martino e dei concerti agostani del grande artista bolognese, in particolare quello del 17 agosto 1986. Dal dialogo onirico, tra il cantante e il giornalista, emergono tutti i retroscena di quelle vicende e le vere ragioni del grande amore di Lucio Dalla per il nostro piccolo paese. Il terzo dialogo, “San Martino Valle Caudina, sulle orme di Lucio Dalla”, si svolge sempre in paese, nel primo pomeriggio di sabato 3 ottobre 2015, tra Gloria Raviele e il professor Lauro, nella casa-museo dell’amica di Lucio Dalla e dove il grande artista venne più volte ospitato, da solo o in compagnia di amici. Il dialogo, quindi, a differenza dei primi due, non rappresenta il frutto di invenzione narrativa, ancorché documentata, ma, essendo stato registrato dal vivo, svela, in maniera immediata e spontanea, tutti i segreti di un rapporto, straordinario e unico. Raffaele Lauro non è soltanto un intellettuale, plurilaureato, un saggista, un giornalista, uno sceneggiatore, un regista e uno scrittore affermato, ma è stato ordinario di Filosofia nei licei, docente di Diritto delle Comunicazioni di Massa alla università LUISS di Roma. Poi, da servitore dello Stato e delle istituzioni democratiche, è stato Capo della segreteria dei ministri delle Poste e delle Telecomunicazioni, delle Finanze e dell’Interno, Consigliere della Corte dei Conti e Prefetto di prima classe. É stato, inoltre, Capo di gabinetto, Direttore generale e Ispettore generale del Ministero dell’Interno, consigliere della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Capo di gabinetto del ministero delle Attività Produttive e Commissario Straordinario del Governo per la lotta al racket e all’usura. Ha ottenuto innumerevoli riconoscimenti e onorificenze, nazionali e internazionali, in particolare, le più care, il Premio Empedocle di Agrigento 2004, dedicato alla memoria di Paolo Borsellino, e il Premio Internazionale di Cultura “Re Manfredi” 2015, per la Legalità. Nel corso del mandato parlamentare, come senatore della Repubblica della XVI Legislatura, ha condotto una dura e intransigente lotta, anche nella Commissione Antimafia, contro la piaga sociale del gioco d’azzardo, ricostruita, di recente, nel film “Vivere alla grande” del giovane regista pugliese Fabio Leli, presentato, in anteprima mondiale, al Locarno Film Festival 2015, alla presenza proprio del professor Lauro. Per tutte queste articolate e non comuni motivazioni, di carattere locale e di ordine generale, annoverare, come cittadino onorario, una personalità di un tale livello, accanto agli altri illustri cittadini onorari, non può che inorgoglirci, come comunità e come singoli, in continuità con la nostra meravigliosa storia civile, popolata, nei secoli, da autorevoli e prestigiosi personaggi storici della politica, delle istituzioni e della cultura. Buona serata e buon Natale a tutti!



Professor Raffaele Lauro

Signori Consiglieri Comunali, rivolgo, innanzi tutto, a Voi, che avete l’ambito privilegio di rappresentare l’intera comunità di San Martino Valle Caudina, dall’ultimo lembo della collina fino alla cima dei monti, Pizzone e Teano, un saluto deferente, rendendo, al contempo, un doveroso ossequio al Vostro stemma comunale, che reca la sacra immagine di San Martino, vescovo di Tours, nell’atto di offrire la propria cappa al mendicante. Un segno di carità e di perdono, che assume un significato ancora più pregnante nell’Anno Santo della Misericordia di Dio, indetto da Papa Francesco. Una comunità, come la Vostra, che affonda le radici nella storia medievale, trova l’unità spirituale e la coesione ideale proprio intorno allo stemma comunale e alla figura di un Santo, dal quale questo Comune mutua origine e nome. San Martino Valle Caudina non è soltanto un’entità amministrativa, definita entro precisi limiti territoriali, tra la terra e il cielo, dove vive e progredisce una popolazione di confine, fervida, laboriosa e intellettualmente vivace, come tutte le popolazioni di confine, anche sul piano della cultura politica e dell’amore per la propria civitas, ma è, soprattutto, la qualità umana dei sammartinesi che lo abitano, che lo vivono quotidianamente, che lo animano e che lo rappresentano, all’esterno, nella consapevolezza collettiva di un passato glorioso e di un intrepido avvenire. La Vostra comunità, fatta di esperienze diverse, di culture del confronto e di proficue differenze, si trova, anch’essa, come l’intera nostra nazione, di fronte a nuove e più complesse sfide, che dovranno essere affrontate, sostenute e superate, per garantire lo sviluppo, economico e civile, nonché l’intangibilità dei nostri valori identitari. La Vostra storia, da oggi oserò dire la nostra storia, affonda anche nella leggenda, intessuta com’è di vicende umane e culturali straordinarie, religiose, nobiliari e civili, delle quali, per obbligata brevità, posso richiamare soltanto: le figure dei Santi Patroni, il vescovo Palerio e il diacono Equizio, le cui sacre reliquie, miracolosamente ritrovate, sono custodite sotto l’altare maggiore della Collegiata di San Giovanni Battista, alle quali ho reso devota venerazione; l’antica dinastia dei duchi Pignatelli della Leonessa, nelle ascendenze più lontane nei secoli e nelle discendenze più vicine a noi, punto di riferimento, insieme con il castello ducale, della fondazione e della crescita del Vostro borgo; Carlo Del Balzo e Matteo Renato Imbriani, intellettuali, politici e scrittori benemeriti, le cui effigi custodiscono l’ingresso di questo Palazzo Municipale; e, infine, le straordinarie stagioni di arte, di cultura e di spettacolo, organizzate dalla Pro Loco, negli anni ’80, sotto l’illuminata presidenza di Gianni Raviele. Memorabili stagioni, quelle che incrociarono, tra decine di artisti, di livello nazionale e internazionale, anche il più grande di tutti, il più amato di tutti e il più indimenticabile di tutti: Lucio Dalla, o, meglio, semplicemente, Lucio! Non posso mancare, altresì, prima dei ringraziamenti, di salutare, con amicizia e rispetto, tutti gli altri cittadini onorari di San Martino Valle Caudina, qui presenti o lontani, che rappresentano il pantheon vivente di questa cittadina. A confronto della loro generosità di benefattori, io ho fatto ben poco per meritare questo significativo riconoscimento, ma posso assicurarvi che quel poco che ho fatto e quel molto che vorrò fare, l’ho fatto e lo farò, nel segno di Lucio, con il cuore. Signor Sindaco, Pasquale Ricci, Signori Componenti della Giunta Municipale, Signor Consigliere Delegato, Erminio Petecca, Vi ringrazio per aver intuito, proposto e approvato il conferimento, all’unanimità, della cittadinanza onoraria di San Martino Valle Caudina alla mia modesta persona, per consacrare quel ponte ideale, creato da Lucio, e da me riscoperto, tra la mia città d’origine, Sorrento, e la mia città di approdo, San Martino Valle Caudina. Voglio subito confermare, nel luogo più rappresentativo della comunità sammartinese, davanti a Voi e alla cittadinanza tutta, che la mia appartenenza alla Vostra comunità non sarà un fatto episodico e che rimarrò uno di Voi, come uno di Voi si sentiva Lucio. Devo confessarvi, tuttavia, ancor prima del maturare di questo fausto accadimento, che, entrando nelle chiese, visitando il castello ducale, ascendendo la montagna, fino alla fonte del Mafariello, tra San Martino Valle Caudina e me, è sbocciato un amore a prima vista. La scoperta del centro storico, della collina e della montagna, con il verde dominante, mi ha riempito immediatamente il cuore. Quest’atmosfera, sublime e pacificante, mi è diventata, in tal modo, familiare, quasi congeniale, pur essendo io un uomo di mare. Anche in questo processo di innamoramento, un vero e proprio feeling, ho seguito le orme di Lucio, mi sono ricongiunto a lui, nel suo amore per le plaghe marine sorrentine e, allo stesso tempo, per i Vostri monti lussureggianti. Grazie Signor Sindaco, grazie Pasquale, che hai voluto coronare un proficuo decennio di vita amministrativa, nel nome di Lucio, il più grande amico di San Martino Valle Caudina e tuo amico personale. Consentitemi di ringraziare tutti i sammartinesi, per la signorile ospitalità, che mi hanno riservato, e per le espressioni affettuose con le quali mi hanno accolto, a partire dalle generose motivazioni che hanno accompagnato l’approvazione unanime della delibera di conferimento della cittadinanza onoraria. Da ultimo, rassicuro i giovani sammartinesi di aver ricevuto già il battesimo, naturalistico e panico, di neo-cittadino, in quanto, salendo alla sorgente del Mafariello, mi sono fermato di fronte a quella gola a strapiombo per invocare il genius loci, lo spirito beneaugurante di Tumbannò, la cui risposta mi ha rassicurato. Per questo, mi sento, oggi, profondamente parte della Vostra gente e accetto questo riconoscimento, con umile devozione, ben consapevole che esso vada al di sopra dei miei meriti. Spero, comunque, di poter continuare ad interessarmi della Vostra terra, che da oggi diviene, ufficialmente, la mia terra, e della vostra gente, che oggi diviene, ufficialmente, la mia gente, insieme con tutti gli amici che qui ho conosciuto, a partire dalla splendida famiglia Raviele-Russo, per poter contribuire a realizzare il Vostro progresso nella libertà. L’attribuzione di questa cittadinanza onoraria, quindi, mi gratifica, mi emoziona, quasi mi toglie il respiro e, insieme, mi riempie di orgoglio e di riconoscenza nei Vostri confronti, per aver dimostrato, con questo gesto, tanta considerazione, cura e attenzione, non solo nei confronti della mia modesta persona e del mio altrettanto modesto lavoro narrativo, ma, soprattutto, nei confronti della straordinaria opera artistica di un poeta sensibile, di un uomo meraviglioso, di un autentico pellegrino d’amore, che si presentava come uno straccione, ma aveva, nell’animo, ben altro che tre quarti di nobiltà. Lucio amava San Martino Valle Caudina, come San Martino Valle Caudina lo ha amato e lo amerà per sempre! Sono certo che presto gli consacrerete un luogo, come ha fatto già Manfredonia, con il Teatro Comunale, e come si appresta a fare Sorrento, con la piazza della Marina Piccola, affinché le nuove generazioni possano identificare, in quel luogo, il segno concreto della riconoscenza dei sammartinesi nei confronti di Lucio Dalla. Signor Sindaco, gentili Signore e Signori, Lucio è presente qui, oggi, tra noi! Lucio è di nuovo a San Martino e si sta preparando, a casa di Gloria Raviele-Russo, per fare il suo ingresso nello spazio scenico, come vi entrò la sera del 17 agosto del 1986, sfiorato e accarezzato dalle mani festanti di molti di Voi, per cantare “Caruso”, e ricevere, dai Vostri applausi, la conferma di aver creato un capolavoro, un capolavoro composto a Sorrento. Come ha ricordato Gianni Raviele, il 7 agosto scorso, in questa stessa sala consiliare, i sammartinesi gli tributarono un’ovazione per quell’opera, che sarebbe diventata famosa in tutto il mondo. “Caruso”. “Caruso The Song”. Quel piccolo melodramma, che coniuga la lirica con l’antica melodia napoletana! Quel piccolo melodramma, che rappresenta insieme un inno di amore e di morte! Quel piccolo melodramma che infrangerà le barriere del tempo e che resterà immortale! Grazie a tutti!
PARTE SECONDA: INAUGURAZIONE DELLA SALA OPERATIVA DEL SISTEMA DI VIDEOSORVEGLIANZA



Sindaco Pasquale Ricci

Voglio ringraziare Raffaele Lauro per le belle parole. Come avete capito tutti, questo rapporto con Raffaele, sicuramente, in futuro, per noi sammartinesi, sarà orientato verso una direzione costruttiva e gradevole. Saluto di sindaco di Solofra, Michele Vignola, venuto appositamente per conoscere Raffaele Lauro. I buoni consigli che ci ha dato, quest’estate, Sua Eccellenza Matteo Piantedosi, grazie alla sua esperienza e alla sua bravura, come vice capo della Polizia, ci hanno consentito di individuare un progetto che noi dell’Amministrazione di San Martino avevamo già in mente, in collaborazione con il comando dei vigili urbani e con il comando della locale caserma dei Carabinieri. Un sistema di videosorveglianza, che rappresenta un contributo alla sicurezza di tutti i sammartinesi e controlla tutto il territorio comunale, con tecnologia avanzata. Questo sistema è costato 130.000 euro, coperto con i fondi PON, sulla spesa del fondo FERS, grazie alla collaborazione degli uffici della nostra Polizia Urbana, con quelli del Ministero dell’Interno e del Ministero della Difesa. In particolare, con gli uffici del Sottosegretario alla Difesa, on. Gioacchino Alfano, il quale si scusa di non aver potuto partecipare, oggi, a causa di impegni sopraggiunti. Oggi, quindi, inauguriamo la sala operativa di questo sistema, che si trova qui, nel Palazzo Municipale, e che ha offerto le necessarie garanzie di controllo e di prevenzione sul territorio di fatti delittuosi. Si sono già avuti dei buoni risultati, perché, all’indomani dell’inaugurazione materiale, non di quella ufficiale, che avviene oggi, si è verificato, a San Martino, un tentativo di spaccio di banconote false. A seguito delle segnalazioni di un commerciante, mediante questo sistema di videosorveglianza, allora in prova, veniva individuata l’auto di chi si apprestava a spacciare queste banconote false. Ovviamente, abbiamo approvato subito un regolamento comunale, per garantire l’applicazione delle norme in materia di privacy e per disciplinare l’utilizzo delle immagini delle registrazioni, finalizzate esclusivamente alle indagini di polizia giudiziaria, al controllo del territorio, alla sicurezza del traffico e, soprattutto, all’ordine pubblico. Tutti i cittadini, quindi, devono sapere che San Martino è più sicura, ma nel totale rispetto delle libertà individuali. E’ fondamentale che le Amministrazioni Comunali sappiano compendiare le due esigenze, sicurezza pubblica e rispetto delle libertà individuali. San Martino Valle Caudina è diventato, dunque, il capofila, in Valle Caudina e in Irpinia, nell’applicazione di questo sistema di sicurezza, che porterà certamente vantaggi operativi e pratici: dalla disciplina del traffico alla prevenzione, sul territorio, della microcriminalità; dal contrasto all’inquinamento alla salvaguardia dell’ambiente. Abbiamo, da oggi, un sistema valido e ben organizzato, grazie, in particolare, all’impegno del comando dei Vigili, in collaborazione con il comando della stazione dei Carabinieri, che hanno potuto organizzare tecnicamente le strategie di sicurezza, mediante l’intelligente posizionamento delle videocamere. Invito il prefetto Piantedosi a intervenire e, successivamente, insieme con le forze dell’ordine presenti, ad inaugurare la sala operativa.



Prefetto Matteo Piantedosi

Siccome mi trovo spesso, ormai, in questa sala, a tenere interventi da critico letterario, non voglio perdere l’occasione, oggi, di parlare, prima, di una cosa che più mi compete. Voglio, innanzitutto, integrare le spiegazioni del sindaco e mi complimento con voi di San Martino per questa realizzazione. Lo dico al di fuori dei convenevoli di circostanza, perché gli interventi che noi facciamo e che finalizziamo, nel contesto in cui sono inseriti, sono tanto semplici, tanto importanti e tanto facili da realizzare, come si dimostra qui, ma anche tanto, ahimè, difficili da far capire alle Amministrazioni Comunali. In realtà, è abbastanza semplice ricorrere a questi fondi e, nel giro di sei mesi, si può riuscire a realizzare un sistema di videosorveglianza. Le videosorveglianze sono molti importanti. Strategiche. Questo sistema che inauguriamo solennemente oggi, qui a San Martino Valle Caudina, è particolarmente avanzato, perché non è solo un sistema che si limita al territorio comunale, ma ha un collegamento diretto con il CEM di Napoli, cuore pulsante di tutte le tecnologie, che fanno capo al Dipartimento della Pubblica Sicurezza. E’ un sistema che, come ha prima detto il sindaco, ha già dimostrato, appena inaugurato, la sua efficacia. I questori, tra cui quello di Avellino, in una circostanza analoga, stimano che, ormai, più del 60% dei reati compiuti in strada, siano scoperti e perseguiti, grazie ai sistemi di videosorveglianza. Faccio solo un esempio di cronaca, molto eclatante, che può dare l’idea: la drammatica vicenda, in quel comune del ragusano, dove quella madre è stata accusata di avere ucciso il figlio, per motivi ancora da sondare. Ebbene, si è risaliti a lei, come elemento probante, grazie ad un sistema di videosorveglianza, sostenuto e finanziato dal PON Sicurezza. Sono queste tecnologie pronte ad interfacciarsi con il CEM di Napoli, con sistemi di lettura intelligente, lettura targhe delle auto. Ora stiamo lavorando al cosiddetto sistema “face recognition”, ovvero la lettura dei dati antropometrici, vale a dire, stiamo realizzando un collegamento centralizzato di queste videosorveglianze, che porterà, attraverso l’incrocio di banche dati, al riconoscimento di un volto. Il sistema lo riprende e lo segnala, sia esso quello di un ricercato, di un latitante oppure per la prevenzione antiterrorismo. Sono, come vedete, sistemi tecnologici di grande aiuto. Noi finanziamo questi sistemi di videosorveglianza col PON Sicurezza (Programma Operativo Nazionale). Sono fondi europei, a disposizione del Ministero dell’Interno. Con molto orgoglio, quindi, oggi, inauguriamo questo sistema di videosorveglianza, nella mia terra. Mio padre è di Pietrastornina e, oggi, avrebbe desiderato essere qui, se non fosse stato per degli acciacchi, dovuti al freddo della stagione invernale. Spero che, anche così, potremo dare prova dell’intelligenza di questo nostro territorio. Grazie.



PARTE TERZA: PRESENTAZIONE DEL LIBRO “LUCIO DALLA E SAN MARTINO VALLE CAUDINA - NEGLI OCCHI E NEL CUORE” DI RAFFAELE LAURO



Direttore Massimo Milone

Buona sera a tutti. Possiamo dare inizio alla nostra riflessione su questo bellissimo libro, che ci proietta in un insolito, particolarissimo gemellaggio. Io ho letto questo libro stanotte, tutto d’un fiato. I libri vanno letti così. Mi ha affascinato, perché, conoscendo già la scrittura e il successo del libro precedente, che il senatore Raffaele Lauro, mio fraterno amico, ha dedicato al grande Lucio Dalla e alla grandissima città di Sorrento, non immaginavo che, lasciato il mare di Sorrento, questa fiaba che è il mare di Sorrento, il quale ha partorito la grandissima canzone “Caruso”, questa melodia internazionale di Dalla, potesse, anche tra le splendide montagne del Taburno e del Partenio, trovare un filo conduttore, non solo rispetto alla presenza qui di Dalla, ricordo a me stesso e a voi, il 1986, il 17 agosto del 1986, ma un filo conduttore letterario, fortemente letterario, con questo bel libro, “Lucio Dalla e San Martino Valle Caudina - Negli occhi e nel cuore” di Raffaele Lauro. E’ stato un modo per riscoprire, non solo lo scrittore, non solo il grande poeta, Lucio Dalla, ma anche luoghi splendidi, perché Raffaele Lauro, con grande sintesi, ci conduce per mano, anche con escamotage letterari molto belli. Non vi sto qui a tediare sul libro, perché i libri vanno comprati e vanno letti, ma c’è un escamotage interessante, il racconto tra questo personaggio che, poi, in effetti, è la metafora di Dalla, e i tre ragazzi, intimamente legati al territorio, che narrano le vestigia del territorio, nel rapporto con questo personaggio. E, poi, il grande riferimento, nell’altro racconto immaginario, il sogno, a Gianni Raviele, figura storica di San Martino Valle Caudina, uomo di grande cultura, che portò, allora, Dalla qui, per il concerto che battezzò la sua grande canzone, la prima volta che “Caruso” veniva cantata di fronte a un ampio pubblico. Dalla scelse San Martino. Io ho capito anche il perché! Lo dimostra efficacemente Raffaele Lauro nel libro, perché se Sorrento rappresentava una sorta di stagione dell’anima, di luogo dell’anima, l’incontro con il mare, con gli amici di sempre, a San Martino lo legava fortemente il rapporto con la gente, cioè con la gente genuina. Dalla volle misurarsi subito con questo pubblico autentico di amici. In una corrispondenza, che, poi, è diventata la presentazione del libro, nella quarta di copertina, Raviele lo enuncia: “Un ponte ideale, creato da Dalla, finora sconosciuto e svelato magistralmente da due opere di Raffaele Lauro: a San Martino, come a Sorrento, Dalla non ha avuto mai fans. Morandi, De Gregori, Zucchero hanno i fans. Dalla era Lucio, Lucio per tutti e Lucio, a Sorrento e da noi, non aveva fans, ma soltanto amici”. Quindi, un rapporto umano molto intenso, che legava e continua a legare Dalla a queste terre campane: Sorrento, da un lato, e San Martino Valle Caudina dall’altro. Nel primo libro, che abbiamo presentato con il senatore Lauro e tanti autorevoli amici, al Senato, l’autore chiudeva raccontando di quest’elfo, che si aggirava per i vicoli di Sorrento e cantava “Caruso”, una sorta di magia letteraria. Io immagino che anche qui, sotto le montagne, all’ombra del castello, si aggiri, ogni tanto, quest’elfo e che irrori curiosità fantastica, ma anche serenità e poesia, perché, in un mondo così difficile, col quale noi conviviamo, alle prese con tante contraddizioni e con tante solitudini del cuore, c’è bisogno di poesia. Questo libro è altamente poetico, nel racconto di una geografia, la quale non è solo la geografia di luoghi bellissimi, qui descritti. Dovreste dare a Lauro non solo la cittadinanza onoraria, ma farlo presidente onorario della Pro Loco, perché un libro come questo porta il nome di San Martino in giro per il mondo, in maniera esemplare. E’ una grande operazione letteraria e di marketing territoriale. Io dico che non è solo geografico, legato al luogo, ma geografico di umanità, perché qui ci sono radici irpine possenti, una identità irpina molto forte, che traspare tutta intera nel libro di Raffaele Lauro. Voglio soltanto riportarvi quanto è scritto nel libro: “Mi ha detto Gloria che lei, professor Domenico, è stato più volte, in passato, nel nostro borgo, quindi già conosce questa straordinaria vicenda di persecuzione e di fede cristiana, di predicazione e di evangelizzazione, nonché di provvidenziale recupero di tracce della stessa, legate ai nostri due patroni, che, come ha potuto constatare, continuano a vivere nei nomi dei nostri due giovani amici, Palerio ed Equizio. Sono ritornato, caro don Erminio, per nostalgia, in questo paese, polarizzato tra collina e montagna, che è caro al mio cuore, come altri del Sud, per rinnovare, nei miei occhi, la bellezza della sua natura, e per approfondire quanto conosciuto, per cenni, in passato. La storia delle comunità umane e delle loro tradizioni, a me appare come il mare, profondo, misterioso e pieno di sorprese. Bisogna immergersi sott’acqua, però, non rimanere solo in superficie. Ed ora io ho più tempo disponibile di allora, per scendere sott’acqua, per capire anche le ragioni delle mie scelte. Un tempo senza tempo”. La chiave di lettura del libro è tutta qui, in questo percorso che recupera luoghi, ma anche umanità. Io non vado oltre. Saluto tutti i presenti, saluto il parterre dei presentatori e darei subito la parola alla signora Gloria Raviele-Russo, amica di Lucio Dalla. La signora Gloria è la protagonista di un capitolo molto importante di questo libro. Prego, signora Gloria.



Signora Gloria Raviele-Russo

Io sono emozionata perché sono stata citata più volte e, in altri tempi, ho detto al senatore Lauro, ho fatto della discrezione con gli altri e, soprattutto, con Lucio Dalla e con i suoi ospiti, come si dice oggi, la cifra del mio stare insieme con gli altri. Non mi piace essere invadente, non mi piace forzare i toni. Credo che la discrezione sia importante, specie nel rapporto con personaggi molto famosi. Quando Lucio Dalla veniva a San Martino, la curiosità era tanta, soprattutto la voglia di farsi fotografare con lui, di essere con lui protagonisti di momenti indimenticabili. Questo non è consentito. Io l’ho sempre capito e ringrazio molto il senatore Lauro, perché ha voluto scrivere Gloria Raviele, amica di Lucio Dalla. L’amicizia, senatore, è un fatto molto complesso, è un sentimento che richiede un impegno continuo, perché l’amico si accetta così com’è e, soprattutto, con l’amico bisogna parlare molto poco, non pronunziare molti giudizi, né dare molti consigli. L’amicizia è questo sentimento sfaccettato. Io, senatore, quando devo intervenire, mi è capitato sempre in passato, anche in riunioni politiche, perché siamo una generazione vissuta tra i partiti storici e nelle sezioni, mi chiedo sempre come devo iniziare il discorso. In questi giorni mi sono chiesta come cominciare un discorso, una riflessione un po’ diversa, non banale. Il 18 dicembre è una giornata particolarissima, perché, nel 1856, Abramo Lincoln firmò la Costituzione americana con l’abolizione della schiavitù. Il 18 dicembre 2007, l’ONU votò la moratoria contro la pena di morte. Il 18 dicembre, e questo mi commuove molto, nacque il più grande socialista del ‘900, Willy Brandt. Quando Willy Brandt, convinto occidentalista, si inginocchiò, a Berlino Ovest, davanti al monumento innalzato a memoria perpetua dell’Olocausto, io mi ricordai, e questo è parte della mia piccola formazione, di ciò che John Fitzgerald Kennedy disse a Berlino: “Ich bin ein Berliner!”. Allora, mi sono detta, probabilmente, questo 18 dicembre della presentazione di questo libro, che parla di San Martino Valle Caudina, anche nel nostro paese, parliamo parla di una piccola comunità di 4000 abitanti, può avere un significato importante di arricchimento, di grande esperienza personale emotiva, perché quando ho parlato con lei, senatore, le ho confessato che San Martino presenta delle caratteristiche molto peculiari rispetto a tutta a Valle Caudina. San Martino è un paese molto sveglio. Indubbiamente, oggi risente della crisi generalizzata che si vive in politica, però, c’è uno zoccolo duro che ancora vive qui. Le appartenenze politiche si sentono molto. Quando parlavo con Dalla, il quale, da bolognese sicuramente era in un’area politica ben definita, amico del rettore dell’università di Bologna, Roversi Monaco, lui ammirava molto il vento nuovo che allora sembrava esserci. Era, infatti, amico di Bettino Craxi. Ma non voglio buttarla su questi sentimenti, seppure per me sono fondamentali e mi seguono sempre. Quello che ho trovato in questo libro? E’ proprio un libro su San Martino! Ciò è fondamentale per noi, anche il sindaco lo ha detto molto accortamente. E’, quindi, un’operazione, non solo affettiva, memorialistica, ma di tipo culturale, di fondamentale importanza. Se devo essere sincera, ciò che più mi ha colpito, sono tre punti. La descrizione bellissima della flora di San Martino: i lecci, i castagni, le querce. Io credo che descrizioni del genere potrebbero stare benissimo nell’atrio della sede della Comunità Montana o nel Parco del Partenio, due entità che dovrebbero, con una accorta politica, mostrare maggiore apertura rispetto al territorio. Secondo punto: la fauna. Quando lei, senatore, è salito al Mafariello ha colto la fauna, il pettirosso e poi ritorna ai monaci benedettini con l’anthemis. Ho detto come il senatore ha saputo cogliere, in così poco tempo, la ricchezza di queste zone. Terzo punto: la scrittura. Come scrive bene il senatore. Solamente uno che ha dimestichezza con la lingua può riuscirci. La descrizione di Tumbannone. Chi è Tumbannone? Un brigante? Uno spirito silvestre? Un principe che si è perduto nelle selve? Domande che, probabilmente, noi sammartinesi non ci siamo mai posti. E, poi, quella chiusa bellissima, di speranza, dice: “Lui risponde!”. Quindi, mette buonumore. Questo mi è piaciuto veramente tanto. Per il resto, personalmente, senatore, io la ringrazio a nome di Gianni, che stasera non è venuto, perché mio fratello vive molte fragilità, in questo periodo della sua vita, ma è presente, spiritualmente tra di noi. Io sento tutto il peso di queste sue improvvise mancanze e spero che lui possa stare bene ancora per tanto tempo, per accompagnarci ancora, perché è una persona di spessore, che ha dato molto a San Martino. La ringrazio a nome di Golda, che mi dice: “Mamma, non avremmo potuto provare tanto affetto verso una persona!”. Lei, senatore, è un persona straordinaria, perché sa rapportarsi con tutti. Sa chi mi ricorda? Maurizio Barendson, napoletano, grande giornalista, grande scrittore. Quando era con una persona, dedicava a questa un interesse straordinario, come solo i grandi signori napoletani sanno fare. E’ stato detto tutto, non voglio aggiungere nient’altro. Ringrazio tutti voi, il sindaco, Mimmo Petecca, i consiglieri. Io non sono molto brava e non ho capacità nel mettere una dietro l’altra, come bisogna fare nei casi protocollari, con le personalità. Ho conosciuto stasera, per la prima volta, il prefetto, vice capo della Polizia, e il segretario comunale. Devo dire la verità, per quanti sforzi si possano fare, ci siamo un po’ disuniti e, su questo, poi, gli storici diranno il perché. Abbiamo perso tanto e mi dispiace, perché non siamo più belli come prima. Grazie.



Direttore Massimo Milone

Grazie alla signora Raviele. Alfredo Marro, direttore de “Il Caudino”. Prego.



Dott. Alfredo Marro

Stasera sono particolarmente felice di assistere a questo nuovo incontro, che teniamo per celebrare due ricorrenze: una è quella del conferimento della cittadinanza onoraria di San Martino all’amico senatore Raffaele Lauro; l’altra, quella della mano che si danno, nel gemellaggio, Sorrento e San Martino, nel nome di Lucio Dalla, il quale ha il merito di aver amato, con la stessa intensità, due paesi, che pure sono diversi, sia per la loro posizione geografica, sia per la loro condizione, che per quanto svolto nella vita del grande artista. Nel libro, “Lucio Dalla e San Martino Valle Caudina - Negli occhi e nel cuore”, Raffaele Lauro ricerca le ragioni per le quali Lucio Dalla si innamora dei due paesi, i quali sono sì diversi, ma, evidentemente, hanno la stessa matrice comune, rispetto al rapporto dell’artista con la gente, con il mare e con la montagna. Il racconto, che Raffaele Lauro fa in questo libro, assume i toni di una favola perché, con l’abilità del grande scrittore, narra, con lo spirito e con la sapienza di uno navigato, quali siano i motivi di questa unione. Il libro si apre con una invenzione dell’autore, il quale fa scendere l’artista bolognese, un giorno, nel primo giorno di primavera, a piazza Girolamo del Balzo, dove incontra, per caso, tre amici che hanno deciso di marinare la scuola e di andare al Mafariello. L’amicizia scatta subito, tra lo sconosciuto e i ragazzi, che si avventurano in montagna e, quando scendono, già hanno tenuto a battesimo l’ospite. Di questi non conoscono il nome e chi sia veramente, perché lui si presenta come Domenico Sputo, ma restano sorpresi dalla conoscenza che lui mostra di avere dei luoghi. Per cui, sospettano si tratti di qualcuno che, sotto falso nome, non voglia conoscere la sua identità. Domenico Sputo resta, però, sorpreso dall’apertura che Golda fa, a lui sconosciuto, della propria casa, invitandolo a pranzo presentandolo alla mamma Gloria. Qui si intreccia il primo rapporto diretto con la donna, che lui scopre di grande apertura mentale e di grande spirito. Si sorprende, soprattutto, perché, in un borgo piccolo come San Martino, abbia incontrato tanta ospitalità, tanta capacità e tanta intraprendenza. Incomincia, allora, lentamente, a maturare in Dalla una certa inclinazione, una disposizione a penetrare nello spirito dei sammartinesi e a capire la ragione, per la quale lui si senta attratto da questo sconosciuto amore che poi, man mano, va intensificandosi e cresce, fino a sentirsi identificato con lo spirito silvestre di Tumbannò, l’eroe di cui parla Gianni Raviele nel suo racconto “Radici”. Questo battesimo fa di Dalla il cittadino di fatto di San Martino, che scopre avere grande considerazione da parte della contessa Melina Pignatelli, quando ha visitato il castello, e da parte del sacerdote, quando si reca alla Collegiata di San Giovanni Battista, nella quale si ferma a contemplare un presepe del ‘700. Sono tutti sentimenti che avvicinano Dalla alla comunità sammartinese, non attraverso le chiacchiere, ma attraverso punti di riferimento precisi, i quali diventeranno i motivi prevalenti, se non essenziali ed esclusivi, del suo legame con San Martino Valle Caudina. Lauro passa, poi, da questo amore, che è, in un certo senso, anticipato, a inventare il colloquio tra Gianni Raviele e Lucio Dalla. Qui vene fuori la maestria dello scrittore, il quale riesce a mettere insieme tutti i motivi di fondo che hanno legato l’uno all’altro ma, soprattutto, a far emergere il sentimento che collega intimamente Dalla a San Martino. Gianni Raviele dice: “E’ il paese - richiamando Pavese -, è il paese che ci vuole, perché il paese significa il piacere del ritorno e che qualcuno ti aspetta, anche quando tu non ci sei”. Con una felice immagine, Raviele aggiunge: “Il paese è sedersi davanti alla porta di casa, d’estate, a respirare l’aria fresca e a scambiare due chiacchiere con l’amico che passa”. Ciò crea un rapporto che va molto al di là di quello che è la città e costituisce il cemento che unisce, in sostanza, i sammartinesi, come unisce tutte le comunità dei piccoli centri. Quando Dalla viene ospitato a casa di Gloria, si rende conto che dominano la discrezione, la signorilità, il tatto, senza alcuna invasione di campo. Questa stessa discrezione, Gianni la ricorda quando dice che la comunità di San Martino Valle Caudina non ha saputo trarre alcun vantaggio, perché se altri avessero avuto la fortuna di incontrare e frequentare Dalla, avrebbero fatto tesoro della sua immagine, investendo e traendo benefici dalla sua presenza. Invece, afferma Gianni, con qualche sofferenza, noi non siamo riusciti nemmeno a ricavare una cartolina da vendere in una tabaccheria. Ciò significa che il sentimento non è condizionato, né offuscato da interessi banali o dozzinali, quali possono essere quelli immaginabili in un paese. Questa franchezza, questa lealtà aumenta, in Lucio Dalla, la stima e la considerazione per la gente. Questa genuinità di sentimenti è il motivo per il quale Lucio Dalla si è innamorato di San Martino, ma si è innamorato, osserva Raviele nel suo colloquio, perché a lui è mancato il senso della famiglia. La famiglia che dà sicurezza, la famiglia che è il porto sicuro, nel quale rifugiarsi nei momenti di difficoltà. Lucio Dalla ha trovato, qui, tutto questo, scoprendo, non soltanto le bellezze naturali del Partenio, del Mafariello, non soltanto le bellezze naturali delle stelle, che a sera disegnano uno scenario incomparabile sulla Valle Caudina, non soltanto la montagna. Lo ha trovato nei sentimenti genuini della gente, che non hanno eguali. Raffaele Lauro ha il merito di portarci per mano, come diceva Milone poco fa, per farci scoprire le doti di un grande artista, la cui vita, credo, resterà legata a “Caruso”, canzone alla quale si collegano anche, contemporaneamente, San Martino e Sorrento e, poiché la musica è un sentimento eterno, eterno sarà anche il legame tra San Martino, Sorrento e Lucio Dalla. Grazie a Raffaele Lauro!



Direttore Massimo Milone

Grazie Alfredo Marro per questa significativa testimonianza. “Lucio amava Sorrento, il luogo vero della sua anima, ma senza gli amici sorrentini non sarebbe esistita, per lui, neppure Sorrento. Lo attraeva il tessuto umano, non solo il mare. Il tessuto umano. Forse è questa la chiave vera per spiegare l’intreccio, il ponte dalliano tra Sorrento e San Martino - scrive Lauro -. Tra mare e monti, tra una cittadina internazionale e un piccolo borgo, posto ai piedi delle montagne. Due realtà completamente diverse. Perché allora proprio San Martino? Che cosa offre questo paese? Hai ragione, forse lo interessava proprio l’umanità dei sammartinesi, fatta di affetto, di partecipazione e, soprattutto, di grande generosità, una generosità disinteressata. Il fatto che quel camionista lo chiamasse per nome e gli dicesse: Lucio, scendo subito, vengo, lo rassicurava, lo trasformava in un bambino tranquillizzato, festoso. Era euforico, lo ricordo, come se avesse scoperto l’elitropia! Lucio arrivava qui, all’improvviso o ti preavvertiva? Devo essere sincera. Gianni, mio fratello, lo sapeva sempre quando lui doveva arrivare e mi avvertiva: Deve venire Lucio, deve venire Lucio! Anche perché veniva, spesso, nei periodi in cui non aveva impegni professionali o concerti, in quei periodi morti, dopo Santo Stefano, oppure, tra Capodanno e l’Epifania. Quando avvertiva più forte la solitudine. Cosa succedeva, in pratica? Lui chiamava Gianni, Gianni avvertiva mia madre, che viveva nella casa dove attualmente vive Gianni. Lucio veniva a dormire, qui, da noi, nell’appartamento al terzo piano. Abbiamo un appartamento arredato, ma vuoto, che era di mia sorella. Anna, la farmacista, avendo una farmacia più giù, in paese, con una comoda dependance, dietro, si era stabilita lì. Di questo appartamento mia madre diceva: Non siamo attrezzati, facciamo una brutta figura con il Maestro. Mia madre aggiungeva sempre: Noi siamo dei rurali! Ma io credo che non bisogni mai rappresentarsi in altro modo. Bisogna mostrarsi per quello che si è. Sempre!”. Io credo che questa sia l’anima, non solo del libro, ma del vero rapporto tra una comunità di montagna, lontana tanti chilometri, metaforicamente, dal mare di Sorrento, ma anche da Bologna, città dove viveva Dalla. Questo rapporto di umanità è un collante meraviglioso. La prima di questa canzone rimarrà nella storia della musica e San Martino viaggerà, con questa canzone, nel grande ricordo di un’amicizia imperitura, che nessuno potrà scalfire. Darei la parola al vice capo della Polizia di Stato, il dottor Matteo Piantedosi, che ringrazio. Prego.



Prefetto Matteo Piantedosi

Io ebbi già il piacere e l’onore, il 7 agosto, quando abbiamo presentato l’altro bel libro, di essere qui. E’ stato particolarmente piacevole essere stato presente, all’epoca, in una fase cruciale dell’estate. Lo è, altrettanto, tornare oggi, alla vigilia di Natale, con tutto quello che ne consegue, in materia di calore umano, che caratterizzava quello che provava Lucio Dalla, quando veniva da queste parti. Come ho detto prima, scherzando, e come ho ripetuto sempre a Raffaele Lauro, con molta umiltà e modestia, accingendomi a svolgere questo ruolo, per me inedito, di piccolo critico letterario, ho letto con molto piacere questo nuovo libro e vi ho riscontrato tutta la piacevolezza della scrittura di Raffaele Lauro. Vi ho rintracciato che l’amore particolare di Lucio Dalla per luoghi come questo, come Sorrento, per gli elementi che li compongono, ruoti intorno alla caratteristica fondamentale di Dalla, avendolo anche conosciuto personalmente, nei miei anni bolognesi. Dalla era uomo degli opposti, una persona degli opposti. Era un artista molto eccentrico. Tutti ricordano i suoi esordi. Io ricordo mia madre, grande conservatrice di pensiero, quando lui esordì a Sanremo, esibendosi in abiti non da gala, cantando “4 marzo 1943”, una canzone scandalosa. Ricordo i commenti scandalizzati di mia madre, un’antica singora napoletana, molto borghese, molto conservatrice, così come il suo compiacimento quando diceva, da napoletana: “Non c’è niente da fare, gli artisti più corretti sono i napoletani, perché si presentano sempre in smoking!”. Questo, in contraddizione con Lucio Dalla che si presentò vestito in modo trasandato. Lui, quindi, era un uomo degli opposti, certamente un artista con una forte carica di anticonformismo, ma un artista di grande taglio professionale. Era assolutamente intransigente, come professionista della musica, sia nel crearla, sia nel modo di commercializzarla, per come la proponeva. La signora Raviele ha fatto riferimento alla probabile matrice ideologico-politica, data la sua provenienza. Su questo, si è scoperto dopo, la Bologna comunista dell’epoca, era fortemente anticlericale e atea. Io vi posso dire, invece, che Lucio Dalla era profondamente cristiano, tanto è vero che quando a Bologna c’è stata la cerimonia funebre per la sua morte, si è posto il problema delle sue probabili tendenze omosessuali, come motivo che potesse condizionare o meno la sua religiosità. Ma Dalla era profondamente cristiano e il messaggio cristiano era presente in molta della sua produzione artistica. Aveva una grande amicizia, a Bologna, con monsignor Vecchi, che è stato arcivescovo vicario della città per tanti anni, un personaggio molto forte, che gli consentì, addirittura, di cantare dal pulpito di una chiesa ristrutturata, in un concerto celebrativo per la riapertura dell’edificio di culto. A me piace molto questa contrapposizione dialettica tra elementi, apparentemente opposti, che, in realtà, segnano una tensione interessante, pur ricongiungendosi tra loro. Questo, io credo, sia molto bello perché è rappresentato nel metodo di scrittura di Raffaele Lauro. Lo dicevamo prima col sindaco. Colgo il suggerimento del sindaco, che ha assimilato la scrittura di questo libro a quella di Gabriel García Márquez. Io lo avevo colto, ma non riuscivo a decifrarlo. Questa vocazione al dialogo onirico, che riporta, però, ad una dimensione reale. La realtà attraverso la metafora, l’escamotage, come efficacemente ha detto Milone. Non a caso, la narrazione avviene in luoghi bellissimi, il mare, la montagna, luoghi dove il calore umano, del sole, delle luci, degli odori, richiama molto quell’America Latina, contesto letterario di Marquez. Anch’io ho letto questo libro velocemente, non per superficialità, ma perché si legge veramente d’un fiato. Quando ho visto i tre racconti, mi ci sono immerso con molto piacere. Veramente complimenti a Raffaele Lauro. Il mare e la montagna, Sorrento e San Martino. Già nella precedente presentazione ebbi l’ardire di dire, ripercorrendo la mia sensibilità e la mia vita, di aver avuto una mamma napoletana, convintamente napoletana, espressione della napoletanità più autentica, di quel suo amore profondo per il mare. Mia madre, trasferitasi giovanissima qui, perché aveva sposato mio padre, avellinese di Pietrastornina, mi diceva, quando si arrabbiava, in quelle giornate uggiose e di pioggia: “Tuo padre mi ha portato ‘mmiezo a ‘sti muntagne (tra queste montagne)!”. Diceva questo, ma io so che non è mai voluta andare a vivere altrove. Si innamorò profondamente di Avellino, e io sono convinto, non me l’ha mai detto, che, pur non rinnegando le sue origini napoletane, si sia innamorata profondamente di Avellino più di quanto ne fosse personalmente consapevole. Bellissimo, quindi, questo riferimento al mare e ai monti. Del resto, questo riferimento è presente nelle canzoni di Dalla. Lo abbiamo detto, il mare è dappertutto. Riprendo qualcosa che ha scritto il senatore Lauro: il mare visto da Dalla come precondizione della vita, condizione nel grembo materno. Anche la montagna, però, è presente nelle sue canzoni, poche volte, ma significative. Un bellissimo verso di “Balla, balla ballerino” recita: “Balla su una tavola tra due montagne e se balli ti vengo a guardare”. Altri riferimenti sembrano, almeno per chi voglia coglierli, dedicati alle nostre bellissime montagne. Del resto, gli antagonismi non devono per forza essere negazioni. L’amore per il mare non è contraddittorio con l’amore per la montagna. Voglio provare a fare un collegamento con Lucio Dalla e la sua Bologna. Se ci riflettete, è una città, dal punto di vista estetico, molto normale, come normale è la bellezza di questi nostri luoghi. Bologna ha un calore, una bellezza che la rende, vi posso garantire, appetita e ambita da tutti. Vivere a Bologna, vivere i portici, l’ovatta della foschia e della nebbia, unita a quell’architettura rosso bolognese, le osterie, il clima umano, anche quello, in qualche modo, è uno scenario che si collega alla bellezza di questi luoghi, alla bellezza degli scenari sudamericani di Márquez. Quindi, non ci dobbiamo dolere della normalità della nostra bellezza, perché è una normalità la quale, di per sé, rappresenta qualcosa in più dell’humus, in cui attecchisce il calore umano, molto apprezzato da chi proviene da fuori. Chiudo facendo un riferimento, un auspicio, verso cui, credo, la signora Raviele volesse indirizzarci: questa bellezza normale deve indurre noi tutti a prender coscienza delle potenzialità di questi territori. Se amministriamo bene, se abbiamo consapevolezza delle forze che il Sud possiede, possiamo rendere questi luoghi accessibili e belli, anche oltre quello che è stato l’apprezzamento di personaggi, famosi e mitici, come Lucio Dalla. Buon Natale a tutti. Grazie!



Direttore Massimo Milone

Bene, io vorrei chiudere questa veloce, ma anche molto profonda presentazione, facendo un omaggio a Gianni Raviele, mio autorevole collega, uomo di cultura, intellettuale. Se non ci fosse stato Gianni Raviele a San Martino Valle Caudina, forse non sarebbe arrivato Lucio Dalla e, forse, Raffaele Lauro non avrebbe scritto questo libro. E’ un doveroso omaggio e lo faccio riprendendo un passaggio, che, poi, è anche una notizia, dall’intervento del sindaco, nella giornata di agosto, quando lui, ricordando Gianni Raviele disse: “E’ stato, nel bene e nel male, discusso, amato, ma ha fatto sempre cultura e ha dato, a noi giovani di allora, la grande opportunità di conoscere e di frequentare personaggi famosi. Ricordo quel famoso concerto a tre, con Dalla, Zucchero e lo scomparso Pino Daniele. Nel pomeriggio, alle 14.00, arrivò Zucchero e Raviele me lo affidò: Chiudilo nel palazzo ducale e non far entrare nessuno! Dopo mezz’ora arrivò Dalla. Trascorremmo il pomeriggio, insieme, a discutere, tra bicchieri di vino, fino alle 21.00, inizio concerto, quando Pino Daniele arrivò direttamente sul palco. Quel pomeriggio, dalla confabulazione tra i due, nacque l’idea di proporre a Luciano Pavarotti il ‘Pavarotti&Friends’, che fu realizzato due anni dopo. Io ne ho sentito parlare, per la prima vota, dalle loro voci, quel pomeriggio indimenticabile. Grazie alla Pro Loco di quegli anni, ma, soprattutto, ripeto, grazie all’impulso culturale di Gianni Raviele, San Martino è diventato il centro di questo crogiuolo di culture, non solo musicali”. Un ulteriore, doveroso omaggio, ad un altro grande intellettuale. Credo che il prossimo libro su San Martino e sulla sua storia, dovrà recare omaggio a un nuovo personaggio, il quale, indiscutibilmente, lega, oggi, la sua storia personale di scrittore, dotato di una profonda umanità, a San Martino Valle Caudina: Raffaele Lauro. Grazie!

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