PRESENTAZIONE DEL LIBRO
“ VERSO LA NUOVA EUROPA”
SU INVITO DELL’AMMINISTRAZIONE
COMUNALE DI SORRENTO

BOZZA DI INTERVENTO DEL MINISTRO
CLAUDIO SCAJOLA

Sorrento, Circolo dei Forestieri,
15 maggio 2004, ore 17,45

 

Cari Amici di Sorrento,

Autorità,

Gentili Signore e Signori,

prima di sottoporre alla Vostra attenzione qualche mia riflessione conclusiva sul libro di Lauro e sul tema del futuro dell’Unione Europea, desidero ringraziare l’Amministrazione Comunale di Sorrento, nella persona del Sindaco Marco Fiorentino, per l’affettuosa accoglienza; la Società Operaia di Mutuo Soccorso, nella persona del Presidente Antonino Stinga e di tutti i Soci, per l’onore che mi hanno concesso, nel conferirmi, stamane, la Tessera di Socio Onorario; il Parroco Don Antonino Persico per le premurose parole a me rivolte nella Chiesa del Capo di Sorrento, oggi pomeriggio.

Allo stesso modo ringrazio il professor Ferraro, il professor Cuomo e tutti gli altri autorevoli relatori che mi hanno preceduto nell’illustrare, con grande profondità e acume, questa raccolta quadriennale di scritti di Lauro, così densa di stimoli e di spunti per un dibattito aperto e approfondito.

In verità, le relazioni mi hanno offerto anche l’opportunità di conoscere, ancor meglio, il profilo umano del Prefetto Lauro, mio collaboratore nel delicato compito di seguire i ministeri nell’attuazione del programma di Governo.

A tutti i presenti rivolgo il mio saluto cordiale e caloroso, in particolare ai parlamentari nazionali e regionali, ai Prefetti della Repubblica, ai rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri e a tutti le autorità civili, militari e religiose.

Quando Lauro mi ha chiesto la prefazione al suo nuovo libro, ispirato al “sogno europeo”, nutrito fin dagli anni degli studi liceali e coltivato nello studio delle opere dei grandi maestri del pensiero politico democratico e dei padri fondatori dell’Unione Europea, subito ho pensato ad Alcide De Gasperi ed ho colto una perfetta sintonia di visione politica.

Oserei dire una visione europeista, totalmente degasperiana.

Ho ritenuto, quindi, di approfondire, nella prefazione stessa, un tema di grande attualità, sulla libertà, l’europeismo e l’atlantismo come le stelle polari della concezione politica di Alcide De Gasperi.

Di come questi valori abbiano trovato una loro ricomposizione storica nella visione politica di Silvio Berlusconi.

Credo che i fondamenti della visione politica di entrambi, pur nelle mutate condizioni storico-politiche e pur nel diverso profilo psicologico delle due personalità, coincidano quasi perfettamente.

De Gasperi e Berlusconi, sulla base di un’analoga lucida intuizione, sono stati chiamati, in diversi periodi storici – ai difficili esordi della Repubblica democratica, il primo; al tramonto della Prima Repubblica, il secondo – a riempire un vuoto, assumendo su di sé, in prima persona, la pesante responsabilità di salvaguardare il sistema democratico dalle pretese egemoniche della sinistra, marxista e post-marxista. Entrambi sono diventati, per tale intuizione e per il coraggio delle scelte fatte, il nemico da eliminare da parte degli avversari politici, anche con il ricorso alla denigrazione ed alla derisione.

Al di là di questa mia valutazione storico-politica, che affido alla Vostra attenta lettura insieme con il libro, approfitto di questa particolare occasione, di fronte ad una platea così autorevole, per fare il punto sul tema centrale di questo lavoro: Verso la Nuova Europa!

Nel titolo stesso, ho avvertito due sentimenti contrastanti dell’Autore: la speranza ed insieme la preoccupazione sul futuro dell’Europa e della democrazia.

Tutti sappiamo che dal 1° maggio 2004, l’Unione Europa si è allargata: da 15 a 25 Paesi. Si tratta della Nuova Europa, che ha oggi 455 milioni di abitanti (da 380) e un P.I.L. di 9.698 miliardi di Euro, ai valori del 2003 (da 9.262).

E’ stato un progetto lungamente preparato (10 anni), appoggiato dal nostro Governo e che offrirà ai nuovi Paesi, a partire dalla Polonia, 21 miliardi di Euro di fondi strutturali, da incassare da qui al 2006, oltre ai 20 miliardi già erogati prima dell’adesione.

Si tratta di un’avventura politica, istituzionale e culturale senza precedenti nella Storia antica, moderna e contemporanea, alla quale il nostro Governo ha offerto il più ampio sostegno e la più aperta collaborazione. Non posso dimenticare tuttavia che, senza un pontificato innovatore e aperto a nuovi stimoli come quello di Giovanni Paolo II, questo obiettivo non sarebbe mai stato raggiunto.

I nuovi 10 Paesi (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Lettonia, Lituania, Estonia, Malta e Cipro) hanno apportano 75 milioni di nuovi abitanti e sono arrivati alla meta europea, recando in dote tassi di crescita economica doppi rispetto a quelli dell’Unione (analoghi a quelli dell’0landa).

Si tratta di un serbatoio di dinamismo prezioso per un’Europa che continua ad andare al traino dei grandi poli di sviluppo globali.

Rappresenta una provvidenziale iniezione di energia e di giovinezza alla vecchia Europa, che, in questo momento, non riesce ad accelerare il passo della modernizzazione del proprio modello di società e di sviluppo. Bisogna però tenere conto che il reddito pro-capite di questi nuovi soci è un terzo di quello medio comunitario ed i salari un quarto di quelli europei. Salari destinati a salire man mano che l’integrazione tra le due aree aumenterà, anche per il rispetto di comuni standard socio-ambientali.

La vecchia Europa è servita come modello di riappacificazione tra Paesi che storia e cultura avevano diviso, lungo secoli di storia.

La “Nuova Europa strategica” potrà servire come modello multinazionale, su scala mondiale, finalizzato alla ricostruzione di nazioni minacciate dall’arretratezza economica, dalla corruzione delle classi dirigenti, dall’anarchia istituzionale, dai conflitti fra etnie, dagli integralismi religiosi e dal terrorismo.

Resta, comunque, sul tappeto una serie di problemi. Due in particolare: il primo politico – istituzionale; il secondo normo - legislativo.

Il politico-istituzionale: mi riferisco al varo di una Costituzione efficace e credibile, che eviti la paralisi degli organi comunitari. Il Presidente Berlusconi, nel dicembre scorso, nonostante avesse conseguito il risultato di una convergenza quasi totale sulla bozza di Costituzione, preparata dalla Convenzione, ha evitato un accordo al ribasso sui sistemi di votazione, che avrebbe creato un’Europa a due velocità. Né va dimenticato che sulla piena integrazione costituzionale e monetaria, nonostante le ratifiche parlamentari, peseranno i referendum popolari, a partire da quello già annunciato da Blair in Gran Bretagna.

Il normo-legislativo: mi riferisco ai nuovi Paesi aderenti che hanno fatto un grande sforzo di adeguamento pre-adesione. Necessita del tempo per digerire l’immenso corpo legislativo comunitario che regola il mercato unico (80.000 pagine di norme e standard da rispettare), spesso in contrasto con gli ordinamenti nazionali.

L’Unione Europea deve vincere tutte queste sfide, nel momento in cui l’Europa si allarga ad Est, recuperando tessuti nazionali flagellati dai regimi comunisti, e si proietta sul fronte Sud, con l’obiettivo di cogliere nuove opportunità nel Mediterraneo.

La Nuova Europa deve guardare al Sud, aprendo il suo orizzonte verso il Medio-Oriente e il Nord-Africa: la Turchia in primis e, poi, nel lungo periodo il Marocco (che ha già avanzato la sua candidatura) e Israele. Senza rinunciare a proseguire il proprio cammino verso Est, dove già scalpitano Romania e Bulgaria, pronte ad entrare nell’Unione nel primo semestre 2006, e la Croazia che probabilmente raggiungerà la famiglia europea nel 2008, senza dimenticare la Macedonia, nonchè altri Paesi balcanici (Albania, Serbia e Bosnia) che aspirano ad una alleanza economica.

Secondo l’intuizione del Presidente Berlusconi, che io condivido, per parlare al mondo musulmano, l’Europa ha bisogno della Turchia. Per passare in Medio Oriente, ha bisogno di legare a sé Israele e la rappresentanza palestinese: ne ha bisogno e ne ha il dovere, visto che la storia d’Europa è direttamente responsabile di quel che accade in Israele e in Palestina. Con questi Paesi l’Unione dovrà trovare il modo di allearsi, ma senza garantire subito un ingresso.

Si tratta di un progetto grandioso e forse anche ambizioso.

Molti hanno paura di queste nuove dimensioni, di questi nuovi compiti, o della nuova cultura politica, delle nuove regole istituzionali, dei nuovi mezzi finanziari che occorrerà dare a se stessi per essere all’altezza dei compiti mutati. Per questo ci si concentra spesso su vantaggi e svantaggi economici dell’allargamento, quasi non si volessero vedere le dimensioni strategiche che caratterizzano, a partire dal 1° maggio, l’Unione Europea.

Si corre il rischio di una super estensione, ma non si può rinunciare alla sfida. Lo so che si tratta di Nazioni diverse, per esperienze politiche recenti e remote, per sistemi giuridici, per strutture sociali, per costumi e per lingue. Ma soltanto l’unità politica potrà evitare nel futuro nuove lacerazioni e nuove guerre civili europee, come il primo e il secondo conflitto mondiale.

Bisogna raccogliere l’invito del Papa a non rinunciare, al di là dell’inserimento letterale in Costituzione, in questo crogiuolo complesso e diversificato, alle proprie radici culturali, che sono radici cristiane e laiche, aventi entrambe al centro la dignità della persona umana e la sua libertà.

Solo così l’Unione Europea diventerà un potente fattore di equilibrio mondiale e di pacificazione, a partire dall’Iraq e dal Medio Oriente.

Non sottovaluto che la spaccatura dell’Europa su questo snodo cruciale, è stata causata da un ritardo di analisi culturale sul fenomeno del terrorismo. A partire dalla Francia e dalla Germania. Un’Europa neutrale sul tema del terrorismo è un’Europa destinata alla sconfitta e alla lacerazione. Non esiste neutralità tra Stati Uniti e terrorismo, altrimenti l’Europa sarà costretta ad affrontare il problema terrorismo, da sola e in condizioni drammatiche, dopo un’eventuale arretramento degli Stati Uniti.

Il nostro Governo ha svolto e svolge, a costo di grandi sacrifici, un ruolo di pacificazione in tutto il mondo e in Iraq, anche per l’impegno dei nostri militari e delle nostre associazioni umanitarie, a partire dalla Croce Rossa Italiana, con il sacrificio di vite umane e con la vita di ostaggi inermi, ancora nelle mani dei terroristi.

Nonostante i nostri caduti e i nostri ostaggi, non vedo possibile un ritiro, nel nome di un pacifismo ideologico anti-americano, che sconfesserebbe 50 e più anni di storia della nostra politica estera.

La nostra volontà politica è che l’ONU possa dare il via ad un contingente multinazionale, al quale l’Unione Europea dovrà partecipare in forze per garantire la transizione, la pacificazione e la possibile democratizzazione di un’area strategica per la pace del mondo.

Cari Amici di Sorrento,

Autorità,

Gentili Signore e Signori,

il nostro Paese è impegnato in Iraq con un contingente militare che ha l’esclusivo compito di portare avanti una missione di pace e di assistenza a popolazioni sofferenti.

Tutti lavoriamo e ci auguriamo, a partire dal Governo, che dal 30 giugno il ruolo delle Nazioni Unite sia centrale nella ricostruzione di quel martoriato paese e che gli iracheni possano prendere nelle loro mani, con un loro Governo legittimo, le chiavi del loro destino.

Tutti siamo rimasti sconcertati ed inorriditi dei soprusi commessi da alcuni soldati della coalizione nei confronti dei prigionieri iracheni.

La democrazia non è un regime perfetto, ma è il migliore dei regimi possibili, che ha come fondamento il rispetto della dignità e della libertà della persona umana.

Ma una democrazia, anche in una guerra drammatica, non può consentirsi mai, dico mai, il lusso di violare quella libertà e quella dignità.

Nè può consentirsi il lusso di violare la Convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra.

Il nostro Governo chiederà a quello americano e a quello inglese di riparare con fermezza a questi errori e a questi orrori, con una condanna esemplare dei responsabili di quei soprusi e di quelle torture, universalmente disapprovati.

Ma la democrazia è anche l’unico regime politico capace di denunciare i propri errori e di correggerli.

Nonostante questi errori e questi orrori, non possiamo correre il pericolo di mettere in dubbio e di pregiudicare la storica alleanza tra l’Europa e gli Stati Uniti, tra i popoli europei e il popolo americano.

Le divaricazioni che si sono prodotte in questi ultimi due anni, anche in politica estera, potrebbero portare ad un divorzio pericoloso, foriero di una incapacità dei due “mondi” di salvaguardare i valori occidentali, cioè i nostri valori, rischiando di soccombere ai radicalismi ideologici e politici.

Le Amministrazioni e i Governi passano, ma i popoli restano. Soltanto rinsaldando, a condizioni di parità, l’alleanza tra l’Europa e gli Stati Uniti, tra la Nuova Europa in espansione e l’unica superpotenza rimasta, ne potrà scaturire un ruolo di equilibrio nel mondo.

Non possiamo dimenticare che è stata la grande democrazia americana a liberarci dall’incubo nazista e dall’assedio comunista, regni dell’orrore, partoriti dal ventre dell’Europa, che hanno oppresso ed eliminato milioni di persone indifese.

Qualcuno forse si illude che con una America isolata e sconfitta, con una Europa rinchiusa nel proprio benessere economico e civile, si possa affrontare un futuro più pacifico del mondo?

Ci troveremmo di fronte a prospettive oscure per l’Occidente, perché l’inizio del XXI secolo sarebbe segnato dal terrorismo islamico, fenomeno ideologico e religioso (la “Guerra Santa”) che ha precisi obiettivi geo-politici in Medioriente e mira alla egemonia teocratica sul resto del mondo.

Se in passato l’Europa e l’America hanno unito le loro forze per contrastare due ideologie drammaticamente totalitarie come il nazismo e il comunismo, su questa stessa alleanza – ripeto, su basi paritarie - poggia oggi la speranza di sconfiggere i nemici interni ed esterni della libertà e della democrazia.

Nessuno si illuda, cari Amici di Sorrento, che il terrorismo suicida rappresenti un fenomeno episodico e passeggero.

La sua origine, la sua natura e le sue non più mascherate aspettative di dominio, ne svelano, ogni giorno di più, l’intensità, l’irriducibilità e la persistenza.

L’impegno del nostro Governo è di continuare un dialogo fruttuoso con l’Islam moderato, il vero Islam, e con i paesi arabi, tradizionalmente legati all’Europa e all’Occidente.

L’auspicio è che, avviato a soluzione il passaggio dei poteri in Iraq, la Nuova Europa, di cui tratta il libro di Lauro, possa convergere con gli Stati Uniti d’America su un programma comune, di natura ideale, politica e militare, capace di rivolgersi al mondo arabo con spirito di collaborazione, senza manifestare debolezze, che potrebbero portare alla dissoluzione dell’Occidente.

Senza questa convergenza, non ci sarà futuro per la Nuova Europa, né per la democrazia e la libertà!

Vi ringrazio!