COMMENTO DI UN LETTORE AL PRIMO VOLUME

Se ci dovessimo porre una domanda, dopo la lettura della intervista, della relazione e del libro dello scrittore Raffaele Lauro, sarebbe certamente questa: qual è stata  la dinamica psicologica che ha guidato l’Autore a non perdersi nel labirinto, ma a trovare l’uscita. E’ giunto all’esplorazione dell’anima profonda ed ha riportato alla luce una delle sue sorgenti. Ha saputo con chiarezza e semplicità stendere e produrre i momenti salienti del “percorso”. Egli con reverenziale consapevolezza si è inoltrato verso un lembo della sua vita, registrata assieme alla “donna per antonomasia”, Angela, l’unica protagonista del suo romanzo: “QUEL FILM MAI GIRATO”. Inizia il suo percorso sempre rivolgendo gli occhi dello spirito verso quel “Cielo”, nel quale, Egli è profondamente convinto che si possa ritornare per abbracciare e rivivere quella “vita vissuta con amore”, quella della mamma. Non trasuda solitudine o inquietudine, ma con maturità intellettiva, priva di superbia  comunica,  trascrive ed interpreta una “ storia”, intrisa di profondo significato cristiano e di tessuto sotterraneo. Esprime le grandi immagini del suo desiderio. Innaffia di grande pedagogia umana l’animo del lettore e lo conduce in quel labirinto, nel quale la conoscenza si carica di segreto e di mistero. E’ il fascino del dono della vita, elargita dal Dio d'Abramo.  Come una “stella del mattino” l’ Autore Lauro apre il suo racconto narrato e lo addobba  di un’alba ricca di colori e di profumi della sua terra. Con gli occhi inumiditi di un “bambino” accarezza con le sue mani la prima rugiada sul dorso dell’unica foglia ormai caduta dall’albero della vita la “creatura di Dio”, Angela. Sente il profumo dei petali delle rose del giardino dei suoi anni e lo diffonde con espressioni di attento conoscitore di storie umane. Per un doveroso rispetto nei riguardi di quei silenzi, che sono le voci di un’anima già tra le braccia del Cristo Risorto, la mamma, il figlio con garbo e con nobile tratteggio dialoga sottovoce con il lettore stimandone le doti. Narra la sua vera storia,  vissuta e maturata, rimarcando i  giovanissimi anni e quelli in mezzo alla “gente” del suo “hortus conclusus”. Se si ha sensibilità intellettiva si sente il “gran respiro” della protagonista, la quale non lo lascia mai solo il figlio-scrittore, ma lo aiuta ad intingere il pennino nel calamaio pieno di quell’inchiostro con il quale Angela ha scritto la sua “concezione della vita e della Divina Provvidenza”. Lo scrittore Lauro si descrive, ma lo fa senza specchiarsi, detesta il narcisismo e trasferisce ai personaggi l'autenticità del ruolo, vestendoli di dignità e di stima. Lauro è da considerare uno scrittore vero, necessario ed utile. In un una società secolarizzata come la nostra, Egli irrora il deserto della mente e postula che le verità interiori sono le ragioni della vita. Senza riserve descrive la solennità della maternità e la sublima per un passaggio d'analisi freudiana, proiettandola sul palcoscenico dell’attualità. Certo e sicuro che questo ”dono di Dio per sua larghezza” sia  luce e  guida all’uomo dell’impegno,  ma soprattutto alle future generazioni, le quali hanno bisogno di modelli. Lauro lo manifesta nell’embrione della sua intelligenza interiore questo privilegio e lo dichiara: ”Ciascuno di noi è il riflesso, in bene ed in male, della propria genitrice”. Riesce a trasmettere con la ”moviola della memoria” eventi umani, scava nel suo passato ricco di contenuti, ed esalta i valori storici. Il libro dello scrittore Lauro va letto soprattutto con l’attenzione del cuore, poiché esso si discosta per nobiltà d’intenti dalla presunzione, proprio perché la sonda del “profondo” è lanciata dalle corde emotive che hanno il suono di un’arpa che vibra con l’amore e con la musica sentita e cantata da “Angela”. Il sorriso della “prima donna” irradia tutto lo scritto e lo sostiene in tutta la conduzione  di “ QUEL FILM MAI GIRATO”. Madre, sposa, nonna, sorella ed amica, incarna traducendola secondo le sue debolezze umane, la PAROLA, tant’è che ha saputo attendere la “venuta del giorno di Dio”  delineando ed  indicando a tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerla ed a tutti coloro i quali la conosceranno attraverso il figlio Raffaele, gli orizzonti di pace e di serenità,  le azioni compiute secondo il Vangelo. Ecco un nuovo dipinto che l’Autore appenderà sul suo cuore e nella sua mente e continuerà a perlustrare la “metafora e l'estetica dell’esistenza di Angela”. La crociera nel mare dei ricordi apre lo scrigno e riporta i valori della memoria. La storia lancia le frecce per un futuro migliore. Lo stile del narratore Lauro potrebbe sembrare la celebrazione di un “mito”, ma non è così, la miriade di “invitati alla cena di Angela”, durante il suo passaggio terreno, nelle “tavolate nel giardino di casa”,  sono la  visibilità della sua nobiltà d’animo e della dimensione umana. I personaggi hanno una vita propria, e lo scrittore Lauro ce li ha  consegnati come un “affresco”, nel quale il cielo azzurro é dominato dall'incontrastata luce dell’Angela vivente tra gli angeli e la cornice di un telaio intarsiato di merletti di “memorie”. Tutto si rinnova e la lettura seduce e desidera la “penetrazione” come un rapporto tra la intelligenza interiore e la spiritualità della mente. La letteratura si arricchisce ed archivia tra i suoi tesori una perla. Lauro restituisce pezzi dell’anima perduti nella corsa della vita. Egli avverte il silente linguaggio del cuore e ricorda i suoi amici, i suoi alunni, i suoi collaboratori. Sono i connotati della sua libertà, della sua onestà intellettuale, l’esperienza della sua democrazia ed il rispetto delle sue conquiste morali.

Francesco Frangone, narratore.

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