Foto di scena di Cinzia Fiore CF TEAM

Film-documentario a colori di 80’, girato in Betacam Digital

Regia: Ralph Lorbeer e Daniele Pettinari
Soggetto: Ralph Lorbeer
Sceneggiatura: Ralph Lorbeer e Daniele Pettinari
Interpreti: Leyla Pafumi e Mauro Lorenz (e con la partecipazione di Fabiana Foresi)
Direttore della fotografia: Pino Pinori
Montaggio: Adriano Tagliavia
Consulenza musicale: Ralph Lorbeer ed Alessandro Forti

Produzione: MAR.GI. srl e GADCO srl

LA STORIA

Una giovane coppia, molto elegante e con un auto cabrio di lusso, arrivata in visita a Roma per scoprire la magia dell’Urbe antica, si reca al Museo della Civiltà Romana all’EUR e, nel Museo, incontra una guida, dallo sguardo misterioso, che illustra ai due, con l’aiuto della statua del dio Tevere e del plastico dell’Urbe, la sacralità del Tevere e dei ponti: in particolare di Ponte Sublicio, il più antico ponte nell’Urbe, di Ponte Emilio (poi,Massimo e Rotto), di Ponte Cestio e di Ponte Fabricio, i ponti gemelli, sull’Isola Tiberina, di Ponte Elio (poi, Ponte di Castel S.Angelo) e di Ponte Milvio (allora, fuori dall’Urbe). Su richiesta dei due giovani, la donna consiglia loro di visitare i ponti di notte e di leggere un libro su Roma magica: “Perché di notte i ponti non dormono, parlano….narrano incredibili leggende”. Per sei notti successive, i due, sempre elegantemente vestiti (in abito da sera, come se andassero ad importanti incontri), dapprima timorosi e, poi, sempre più incuriositi e coinvolti dalle situazioni, escono dall’albergo romano di lusso, dove alloggiano, e, in auto scoperta, si portano su ciascun ponte, toccando i luoghi strategici della storia romana antica e seguendo percorsi significativi all’interno della città e sui Lungotevere: dall’Aventino per Ponte Sublicio, dal Palatino per Ponte Rotto, dal Gianicolo per Ponte Cestio, dal Teatro di Marcello per Ponte Fabricio, dalla Terrazza del Pincio per Ponte Elio e da Trinità dei Monti per Ponte Milvio.

Durante i percorsi, la ragazza legge dal libro, regalato loro dalla guida misteriosa, la storia dei ponti (I ponti della storia). Sui ponti si avvera l’attesa magia (I ponti della leggenda). Gli spiriti dei ponti raccontano ai due sbalorditi ed inusuali visitatori notturni, tra l’altro, le seguenti leggende: Sublicio (la leggenda di Ercole), Rotto (la leggenda della Menorah degli Ebrei), Cestio (la leggenda delle pietre del Teatro di Marcello), Fabricio (la leggenda del serpente di Esculapio), Elio (la leggenda di Antinoo) e Milvio (la leggenda del tesoro di Massenzio).

Ciascun ponte è personalizzato con un profilo psicologico:

1) Sublicio: costruito in legno e, poi, sostituito da ponte Emilio nella cerimonia delle Vestali, rappresenta il sentimento del tempo che passa e tutto consuma: “…la grande ruota del tempo tutto consuma”.

2)Rotto: distrutto dal Tevere ed abbandonato alle erbacce, rivendica con orgoglio lo splendore del passato; evoca, in un transfert sulla protagonista femminile, il ricordo della sacerdotessa di Vesta (il mito della bellezza muliebre incontaminato) e rappresenta il sentimento della gelosia.

3)Cestio: ricostruito con le pietre del Teatro di Marcello, si pavoneggia per la sua bellezza e rappresenta il sentimento della vanagloria e della contemplazione di sé.

4)Fabricio: gemello di Cestio, mostra rivalità-competizione verso l’altro, e rappresenta il sentimento dell’orgoglio: “ Non ci sarei, se non fosse nata l’Isola Tiberina”.

5)Elio: unico ponte al mondo costruito per un’esigenza estetica dell’imperatore Adriano, rappresenta il mito della passione e dell’amore eterno e, talvolta, tragico (citazione di Tosca e transfert protagonista maschile-Antinoo).

6)Milvio: vissuto per secoli fuori dall’Urbe, testimone di lotte e di battaglie, rappresenta il sentimento della potenza, della forza e della virilità.

Brevi note

Il film è fuori dal tempo storico, dalle stagioni e da ogni riferimento alla giornaliero. Non è, quindi, databile, se si escludono l’auto e l’abbigliamento degli interpreti. Anche se l’abbigliamento, di grande eleganza, non comune, sottrae all’immediata quotidianità. Il film vive di un eterno presente, a voler sottolineare il tema meta-temporale del magico, del misterico e dell’eterno. Ecco perché i due protagonisti non hanno una nome, né si chiamano per nome. Un solo nome avrebbe rotto l’incantesimo. Il film, quindi, potrà essere rivisto tra dieci anni, senza risultare invecchiato, rispetto al tema trattato.

Le immagini, in una Roma inedita, fuori dal tempo, notturna, splendida e deserta, cioè inverosimile, ottenute con un particolare e sapiente taglio delle luci, sia sui ponti che sugli argini; la sobrità dei dialoghi, ridotti all’essenziale; le voci catacombali dei ponti, la scelta dei brani musicali creano un clima di forte tensione e suggestione, che si risolve, lentamente, in commozione.

Il film, al di là di qualche riferimento d’obbligo ai luoghi ed alla storia religiosa di Roma, è pagano e paganeggiante, intriso di animismo e dello spirito del genius loci, con un’aderenza totale alla classicità alla cultura classica, greca e romana. Tutto questo è trattato con levità, senza appesantimenti citazionistici.

Il film va letto, secondandone il ritmo lento e crescente, quasi sinfonico, nella fusione tra le immagini ed il commento musicale, particolarmente raffinato. Ad esempio: le immagini di apertura, con i titoli di testa, sulla ricostruzione, in notturna, dell’Urbe antica, sono esaltate dalla sinfonia “Giovanna d’Arco” di Giuseppe Verdi (la più wagneriana della composizioni di Verdi) ed immediatamente lo spettatore coglie la potenza e la grandezza della storia di Roma. Allo stesso modo, il commento musicale sulle scene al Museo, sul colloquio dei protagonisti con la guida misterica e misteriosa (in particolare nella inquadratura degli occhi della guida e, nell’intimità, quasi erotica, tra la donna e la statua del dio Tevere), alimenta un clima di tensione e di attesa, come se dovesse accadere qualcosa di straordinario. La coppia comincia, così, a presentire, ciò che di misterico accadrà. In particolare la giovane donna, che, all’inizio, è dominata da un sentimento di paura del non-conosciuto, dell’ignoto. Questo sentimento di paura si accentua, la prima notte, sull’Aventino, di fronte al mascherone e quando, su ponte Sublicio, si sente, per la prima volta, la voce di un ponte. Successivamente, nelle notti successive, alla paura, si sostituisce l’interesse, la curiosità, la partecipazione ed, infine, su ponte Milvio, lo scherzo, il gioco.

La scansione delle sei notti, in un’apparente ripetitività, è sottolineata dall’abbigliamento dei protagonisti, dalle diverse inquadrature della hall dell’albergo e dai luoghi strategici della storia romana (Aventino, Palatino, Gianicolo, Teatro di Marcello, Pincio e Trinità de’ Monti).

Il commento musicale è sempre coessenziale al tema ed alle immagini, in particolare Prokofiev a ponte Rotto, Rachmaninov (2) sull’Aventino, Mussorkgj, Puccini e Tchaikovsky a ponte Elio Adriano.

I miti sono dominanti: il trascorrere del tempo, la gelosia, la bellezza muliebre, l’egoità, l’orgoglio, la salute del corpo (Esculapio), la bellezza maschile, l’eros, la passione, l’amore eterno, la tragedia e il fato, la grandezza della Roma imperiale, il destino dell’Urbe, la forza, la violenza, l’avidità ed il potere.

Le scene più intense: la sorpresa dei due a ponte Sublicio, l’evocazione della Vestale su ponte Rotto, la promenade sull’argine di ponte Cestio, lo stupore di fronte al Teatro di Marcello, la scena d’amore e il bacio al Pincio, l’evocazione di Tosca e di Antinoo a ponte Elio, l’irrisione a ponte Milvio.

Foto di scena: Cinzia Fiore CF TEAM